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Il Gufo: tra mito e magia

Il Gufo: tra mito e magia

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Il gufo è un animale che da sempre è associato alla magia e al mistero. Nessun altro uccello richiama un’atmosfera di mito e di fascino esoterico come quello che ispira il gufo. E’ un uccello notturno, richiama l’oscurità, il mistero e il mondo invisibile: forse per questi motivi il gufo incute una sorta di  timore e inquietudine. Tutto ciò che l’uomo teme, come il buio e la notte, viene visto con sospetto e il gufo viene considerato uccello del malaugurio, forse per il suo verso un po’ lugubre, forse perché è un animale schivo e associato al buio e a ciò che non si conosce, che non si riesce a vedere: accezioni macabre che lo riconducono facilmente tra le immagini di Halloween. Le sensazioni che il gufo suscita,  sono spesso confuse e nei suoi confronti non è insolito trovare  opinioni e percezioni contrastanti. Il gufo è spesso collegato alla morte e al malaugurio, benché nella tradizione esso sia caricato anche di una valenza positiva: con la sua capacità di individuare la preda in condizioni in cui l’uomo è praticamente cieco, viene associato simbolicamente alla chiaroveggenza, alla proiezione astrale e alla magia.  Per gli umani,  legati alla terra e amanti del sole, il gufo,  con la sua abilità di girovagare di notte perfettamente a suo agio e in silenzio, è sempre stato temuto, anche perché possiede capacità che l’uomo primitivo rispettava, ma non  capiva. Così il gufo veniva adorato come conquistatore della notte, anche se non sempre gli uomini si fidavano di lui. Il gufo è simbolo del femminile, della luna e della notte, quindi  associato alla seduzione e alla fertilità. Veniva chiamato anche “gatto con le ali”, è stato adorato come idolo e odiato come incarnazione del diavolo. Il gufo viene paragonato anche alla saggezza e la conoscenza: come le dee dell’antichità, permette di vedere la verità dietro la bugia, è in grado di sentire anche le parole non  dette, nota sfumature che altri non colgono.

Vi sono più di 200 specie di gufi e sono tutti abilissimi predatori notturni. Parlando di gufi, spesso si intende riferirsi anche ai corvi e alle civette: sono animali sostanzialmente con lo stesso simbolismo, ma civetta assume dei significati più positivi rispetto al gufo e al corvo.

Il simbolismo associato al gufo è molto ricco: dai tempi più remoti, secondo le varie culture e tradizioni, fino ad arrivare ai nostri giorni, questo uccello viene associato alle forze oscure della natura, alla sapienza, alla profezia, all’occultismo e all’inconscio. I suoi sono occhi immobili e fissi, ma riesce a vedere intorno a sé, ruotando la testa, si dice, anche fino a 270°.

Già i Sumeri ritenevano che il gufo fosse collegato alla morte: in una tavoletta risalente al 2000 a.C. la morte viene rappresentata come una dea affiancata da due gufi.

Per la tradizione ebraica e biblica, il gufo è un animale impuro, che rievoca l’abbandono e la desolazione.

Presso la cultura maya, il gufo cornuto è presente in alcuni codici legati alla fine dei tempi, mentre nello Yucatan il gufo comune era soprannominato “l’uccello del lamento” e associato alla morte.

Gli antichi greci lo ritenevano simbolo della malasorte e portatore di sventure: era sacro a una delle Parche, Atropo, colei che taglia il filo della vita degli uomini, e perciò considerato segno di tristezza e dipartita.  L’uccello era associato anche ad Athena, simbolo di sapienza superiore e posto alla guardia dell’Acropoli

Anche i Romani lo reputavano un uccello di cattivo auspicio, annunciatore di sventure e decessi, oltre che essere associato ai maghi che praticavano la magia nera.
Si narra che la morte sia di Augusto che di Cesare, vennero preannunciate dal verso di un gufo, e che poco prima che l’imperatore Aurelio Comodo morisse, un gufo era entrato nella sua camera. Agrippa, dopo essere caduto in disgrazia presso Tiberio, venne arrestato a Capri mentre un gufo reale era posato sui rami dello stesso albero al quale egli era legato: un indovino germanico presente alla scena, profetizzò che Agrippa sarebbe stato rilasciato divenendo re dei Giudei, aggiungendo però che quando avesse visto nuovamente il medesimo gufo, la sua morte sarebbe stata vicina. Effettivamente così accadde: mentre Agrippa sedeva sul trono di Cesarea, avvistò proprio tale uccello su una delle corde tese attraverso il teatro e non appena lo riconobbe, fu colpito da una grave malattia che lo portò alla morte dopo cinque giorni. Il gufo era invocato da Medea mentre preparava le sue pozioni magiche e la strega di Orazio, Canidia, usava piume di gufo nei suoi incantesimi. Ovidio  indicava il gufo quale nunzio di morte e scrisse: “Evita lo sguardo degli uomini e la luce. Nasconde la sua vergogna nell’oscurità e da tutti gli altri uccelli è scacciato dal cielo”. Nelle “Metamorfosi” di Apuleio leggiamo che la strega Pànfile, spalmatasi un unguento, si trasforma in gufo. Per i Romani, se un gufo faceva la sua comparsa sul Campidoglio a Roma, bisognava necessariamente che il luogo fosse pulito e purificato con acqua e zolfo, per allontanare le entità negative che l’uccello aveva portato con sé ed è storicamente documentato che i Romani utilizzassero immagini di gufi per combattere e respingere il malocchio.

Nella cultura egizia, il geroglifico della civetta sta a rappresentare la notte, ma anche il sole che lascia il posto all’oscurità,  l’uccello è simbolo di morte vista però come trasformazione e rinnovamento della vita. L’anima che esalava dal corpo era rappresentata da una civetta, e pare che addirittura per la rappresentazione del dio Horus si utilizzasse un gufo.

Nel Medioevo gli studenti sostenevano gli esami portando addosso amuleti a forma di gufo.

I capi delle tribù Tartare avevano un gufo nero sullo stemma dorato, in quanto il primo imperatore dei Tartari, Gengis Khan, si salvò grazie a questo uccello. La tradizione narra infatti che Gengis Khan fu colto di sorpresa dai nemici con la sua esigua armata, messo in fuga e costretto a nascondersi in un boschetto. Sull’albero sotto cui si era riparato, arrivò un gufo che si appoggiò su un ramo: questo evento spinse gli inseguitori a non cercarlo in quel punto, in quanto essi ritennero impensabile avvicinarsi ad un simile lugubre uccello. Da quel momento i Tartari considerarono sacro il gufo e chiunque ne portasse in capo ciuffi di penne.

Nella cultura indiana, venivano utilizzate le piume delle civette per fabbricare copricapo o collane:  si pensava infatti che fossero spiriti potenti, ma benevoli, in grado di proteggere e guidare il loro percorso.

Anche presso le tribù africane i gufi erano associati alla stregoneria e alla magia nera: nel Madagascar le anime degli stregoni erano chiamate –gufi-, in Nigeria la tribù Yoruba è convinta che i maghi inviino i gufi come loro emissari per compiere omicidi.

Nella tradizione dei nativi americani del nord-ovest, il gufo era un animale totem di grande importanza: era simbolo della saggezza, della perspicacia e della chiaroveggenza. Questo uccello che andava a caccia nelle notti buie e silenziose, era considerato una guida  saggia e perspicace. In alcune circostanze il gufo era simbolo di ammonimento e di cattivo auspicio, soprattutto perché il suo richiamo si faceva sentire subito prima di un attacco ed era quindi presagio di morte.
Presso gli Apache o i Navajo, si diceva che se qualche abitante del villaggio veniva colpito da una malattia contagiosa, negli alberi attorno al villaggio sarebbero apparse diverse razze di civette, come ammonimento per i guerrieri o i cacciatori di ritorno a casa. Ai bambini Dakota veniva insegnato a fuggire e nascondersi se udivano il verso di questo rapace, poiché veniva spesso impiegato come segnale prima di un attacco notturno. Presso molte tribù il gufo era chiamato “Aquila Notturna”, perché volava senza far rumore ed era in grado di vedere ogni cosa, sia di giorno che di notte. Presso i Navajo il gufo era il “Re della Notte”: credevano infatti che la sua presenza offrisse protezione agli esseri umani nell’oscurità.

Nell’antica tradizione cinese il gufo era connotato da un forte simbolismo: ritenuto l’esatta contrapposizione negativa della fenice, era considerato un uccello feroce e nefasto. Una leggenda narrava  che divorasse la madre appena nato, mentre i bambini che nascevano nel giorno del gufo, cioè nel solstizio d’estate, erano considerati violenti e potenziali assassini.

Il cristianesimo ha continuato ad associare il gufo agli spiriti malvagi, rendendolo uno dei simboli di Satana. A Bourges, su una vetrata della cattedrale di Saint-Etienne, è raffigurato il demonio che si manifesta ad Adamo ed Eva sotto le sembianze di un gufo dalla testa umana, appollaiato sull’Albero della conoscenza.

In alcune nazioni, si riteneva anche che il gufo fosse dotato di poteri terapeutici. In Normandia è tradizione che una frittata di uova di gufo sia in grado di far passare i disturbi legati a un’eccessiva assunzione di alcool, mentre nello Yorkshire, il brodo di gufo viene preparato e utilizzato per guarire dalla pertosse e l’epilessia.

Sempre in Inghilterra si credeva che chiunque andasse a curiosare nel nido di un gufo, sarebbe stato infelice per tutta la vita, oppure che un gufo appollaiato su una finestra preannunciasse che un familiare sarebbe morto entro la notte. Nel Galles il verso del gufo annuncerebbe che una donna ha appena perso la verginità e, durante la sua gestazione, lo stesso suono predirebbe la nascita di una bambina.  Nello Shetland la tradizione voleva che se una mucca veniva toccata o spaventata da un gufo, si sarebbe gravemente ammalata o avrebbe dato latte misto a sangue.

Nella tradizione alchemica al gufo vengono attribuite diverse facoltà: la visione notturna, la magia, la telepatia, così come la chiaroveggenza e la sapienza. Questo animale notturno intuisce e presagisce la risoluzione di un problema, simboleggia un intelletto acuto e intelligente, anche se combinato a un’indole triste. Esso viene invocato per scrutare il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona, per la vista a distanza o per rintracciare gli oggetti perduti, per agire guidati dalla visione interiore, per discernere con maggiore chiarezza nei momenti cupi e di difficoltà.

Il simbolo del gufo è molto presente nelle pratiche alchemiche, occulte e di magia nera, in quanto è spesso identificato con Satana. Troviamo questo nobile animale anche in Massoneria: il Bohemian Club, associazione massonica molto importante di cui hanno fatto parte molti presidenti degli Stati Uniti e uomini illustri della storia americana, ha come simbolo un gufo.

Nell’Amleto Shakespeare cita uno dei più noti racconti popolari inglesi sui gufi. Questa leggenda narra della figlia di un fornaio che rifiutò a Cristo un pane grosso, riservandogliene uno piccolo e, per questo, venne trasformata in civetta o in gufo.  Nel Macbeth, il poeta inglese descrive le streghe che con cura introducevano un’ala di giovane gufo nel loro calderone bollente, poiché nessuna pozione magica poteva essere veramente efficace senza questo ingrediente.
Sotto forma di talismano il gufo, o la civetta, aiuta a trovare il nostro cammino anche in momenti di oscurità e confusione, a metterci in guardia dai pericoli, a cogliere segnali apparentemente incomprensibili, a sviluppare il sesto senso e la chiaroveggenza. Invocarlo significa agire con visione interiore e può essere chiamato anche nel momento in cui si ha bisogno di vedere chiaro nelle tenebre, sia a livello spirituale che fisico. Ancora oggi, nel linguaggio comune, con il termine –gufo- si è soliti riferirsi a persone abitualmente di umore tetro, tristi, melanconiche, poco socievoli e portatrici di sventure. Molto spesso superstizione e folklore scaturiscono da fatti reali e dall’ osservazione di fenomeni naturali: ad esempio la credenza, diffusa nei paesi anglosassoni, secondo cui appendere un gufo per le ali all’ingresso di una fattoria o di una stalla sia efficace per allontanare i topi, si basa sul fatto che il gufo è un predatore di piccoli mammiferi, tra cui i piccoli roditori.

Anche ora nei paesi dell’Italia del Sud, una credenza popolare vuole che se un gufo che canta presso la casa di un malato, costui morirà entro tre giorni e, nel caso che non ci siano ammalati in casa, annuncia che presto uno dei suoi abitanti sarà colpito da tonsillite.

Personalmente, penso che il gufo, la civetta oppure ogni animale, non sia da considerarsi positivo o negativo per se stesso: in ogni essere vivente ci sono lati buoni e lati oscuri. Ci sono persone a cui il gufo porta fortuna, tutto sta nel tipo di rapporto che si instaura tra esseri viventi , naturali o umani in generale. Per la strega o per chi compie incantesimi, il gufo è un alleato prezioso, perché è colui che vede nel buio, offre protezione a tutti gli esseri umani quando l’oscurità cade sui loro occhi. A questo rapace, in grado di scrutare nell’anima delle persone e leggere anche le parole non dette, dedico una vecchia filastrocca:

”Gufo, gufo della notte scura, che porti via fame e paura,

veglia su tutte le nostre genti, vecchi, bimbi e sugli armenti.

Col tuo canto, che può far paura, proteggi gli amici con madre natura,

Fate, gnomi e fastidiosi folletti, non potranno più farci dispetti.”.

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