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Il Trifoglio

Il trifoglio rosso (Trifolium pratensis) è un genere di piante erbacee, per lo più annuale o biennale e in qualche caso perenne, appartenente alla famiglia delle Fabaceae (o leguminose) e che comprende circa 300 specie. La possiamo trovare  nelle regioni temperate dell’emisfero boreale e in quelle montuose dei tropici. In Italia è presente su  tutto il territorio, in prati, pascoli, terreni incolti. E’un’erba  molto resistente  al freddo e preferisce i terreni argillosi, dal livello del mare fino ai 2.600 m. Ha un portamento cespuglioso, ma può raggiungere i 90 cm. di altezza, le foglie sono alterne, trifogliate, mentre i fiori, piccoli e tubolari, sono di colore porporino e formano dei capolini sferici circondati dalle foglie. A volte (circa 1 su 10.000) i trifogli possono avere quattro foglie, in questo caso vengono comunemente chiamati quadrifogli e considerati dei portafortuna, a causa della loro rarità. Della pianta si utilizzano le parti aeree, la raccolta dei fiori si fa da maggio a settembre, quella delle foglie tutto l’anno.

I due tipi più comuni di trifoglio sono: trifoglio rosso (Trifolium pratensis), trifoglio bianco o ladino (Trifolium repens).

I costituenti principali del trifoglio sono: polisaccaridi, sali minerali, saponine, vitamine, isoflavoni (formononetina, biocanina, daidzeina, egenisteina), polifenoli, flavonoidi.

Il trifoglio rosso il più potente fitoestrogeno naturale e recentemente viene impiegato nel trattamento dei sintomi della menopausa. Diversi studi hanno dimostrato che l’assunzione di un estratto titolato in isoflavoni di trifoglio (6-8%), una volta al giorno per 12 settimane, comporta un significativo miglioramento dei problemi vasomotori e del sistema nervoso centrale. In menopausa: contrasta le vampate, l’impoverimento del tessuto osseo, la sudorazione notturna, la secchezza vaginale, gli sbalzi d’umore, l’irritabilità e anche  la depressione provocata dalla post-menopausa. Il trifoglio dei prati depura l’organismo sia a livello epatico che intestinale e stimola le difese immunitarie. Dalla pianta  si estraggono fitormoni, ormoni vegetali, in particolare estrogeni, che rallentano il processo d’invecchiamento della pelle, combattono l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari. Possiede proprietà antispasmodiche, lassative, diuretiche, detergenti, sedative, toniche ed espettoranti. Inoltre, il trifoglio rosso è ottimo aiuto contro i radicali liberi: il suo potere antiossidante è di tre volte superiore a quello della vitamina C. Questa pianta inoltre è utile per la buona salute del seno, attenua la sindrome premestruale,  migliora la circolazione del sangue, riducendo la possibilità di coaguli e di placche arteriose grazie alla presenza delle cumarine, sostanze che servono a mantenere il sangue fluido e pulito. Il trifoglio rosso aumenta la fertilità ed è utile anche per curare la disfunzione erettile maschile. Il trifoglio verde si trova in farmacia sotto forma di capsule o fiale,  in erboristeria come tintura madre, oppure essiccato da usare per preparare degli infusi. I fiori hanno un effetto espettorante, ripuliscono le vie aeree e curano le affezioni polmonari, la tosse secca, la laringite, la bronchite, la pertosse.

In fitoterapia il trifoglio aiuta le persone a mantenere la  calma e il controllo, di fronte a situazioni di stress aiuta  a non cedere al panico o all’isteria collettiva. Permette di conservare il proprio equilibrio psichico e viene raccomandata nelle situazioni di emergenza, come disastri, conflitti e catastrofi.

Oltre a rappresentare un ottimo foraggio per il bestiame, il trifoglio bianco è un alimento prezioso, ricco di proteine, molto diffuso e apprezzato anche in ambito culinario dove da secoli è utilizzato come ingrediente di insalate e altre pietanze a base di ortaggi.

Ci sono anche controindicazioni: il trifoglio rosso non è consigliabile in gravidanza o a donne con  patologie ginecologiche, è sconsigliato durante l’allattamento e la prima infanzia.

Anche nell’antichità il trifoglio rosso era usato per combattere molti disturbi. Nella tradizione greca e romana alla pianta era stato attribuito il potere di guarire i morsi dei serpenti e degli scorpioni, da sempre rappresentazioni del Demonio. Plinio il Vecchio, nei suoi scritti, affermava che il trifoglio è una pianta sacra e magica perché nessun serpente lo tocca, mentre Discoride e Galeno gli attribuivano la proprietà di guarire le ferite provocate dai morsi dei serpenti velenosi. Chiamato “sertula campana” dai latini, veniva utilizzato per ghirlande ornamentali da porre sul capo e come profumo per vesti e ambienti, fino a quando ne scoprirono anche  la funzione diuretica, disinfettante dovuta ai suoi flavonoidi, antispastica, sedativa e antinfiammatoria. Venne impiegato per secoli dalla medicina tradizionale di alcune tribù dei Nativi d’America, come i Cherokee, gli Irochesi e i Mohicani, che si servivano di un infuso preparato con questa pianta per curare febbri e nefriti, oltre che la tosse e il raffreddore.

Il trifoglio  è da sempre uno dei simboli dell’Irlanda, isola il cui santo protettore è San Patrizio. Secondo la leggenda, il legame tra il trifoglio e il santo risale al 1669 circa. Una moneta di quell’anno mostra il Santo nell’atto di innalzare un trifoglio, mentre altri documenti fanno risalire al 1776 la prima immagine di San Patrizio che cammina con una croce verde e una foglia di trifoglio in mano. Non a caso poche ore dopo la Festa di San Patrizio, il 17 marzo, giorno presunto della morte del Santo,  arriva l’Equinozio di Primavera, in una sorta di continuità tra la figura del Santo e le tradizioni Druidiche.

Gli antichi sacerdoti-legislatori insegnavano che esiste un solo Dio: mistico-potente-invisibile. Quando il Santo sbarcò in Irlanda, le antiche popolazioni contrastarono le sue dottrine, non riuscendo a comprendere soprattutto il mistero della Trinità. Fu così che un giorno San Patrizio usò proprio il trifoglio per spiegare al popolo tale concetto cristiano: nella pianta tre foglioline sono riunite in un’unica foglia, sono entità distinte, ma facenti parte di un’unica entità. Da quel momento i Druidi cominciarono a ritenere sacro il numero tre e il trifoglio un sacro simbolo.

Venerato dai Druidi, eletto a simbolo della Trinità e della salvezza nell’iconografia cristiana, il trifoglio in Europa è segno di fortuna e prosperità. Il Trifoglio è spesso associato al Triskell, la triplice spirale incisa su miriadi di pietre e miniata in numerosi codici, simbolo dei tre mondi, delle tre unità primordiali (un Dio, una Verità, una Libertà) da cui derivano la Vita, il Bene e la Potenza. Ancor prima dell’avvento cristiano gran parte dell’Europa considerava il mondo sotto un triplice aspetto assegnando perciò al numero tre una caratteristica magica potente, e i tre petali del trifoglio non potevano perciò non richiamare alla mente Celta tale comunione con il sacro e la divinità, al punto che le tribù Gaeliche adottarono il trifoglio come erba sacra e protettrice.

Il Trifolium dubium e la Medicago lupulina sono due tipi di trifoglio selvatico che ancora oggi, in Irlanda, vengono portati all’occhiello il giorno di San Patrizio.

Il trifoglio è tuttora un amuleto protettivo e porta fortuna.. Il trifoglio bianco si usa contro i malefici,  quello rosso nelle operazioni finanziarie e per stimolare il desiderio sessuale. Spruzzare l’infuso di trifoglio rosso, allontana gli spiriti maligni e portato all’altezza del seno destro, assicura successo in tutte le iniziative. Messo nella scarpa sinistra allontana il male e posto vicino al cuore, avvolto in un pezzo di seta blu, aiuta a superare le delusioni d’amore. Raccolto con la mano sinistra, il trifoglio è in grado di portare fortuna e proteggere dalla cattiva sorte, sviluppare saggezza e sapienza.

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