Il Loto è una pianta acquatica perenne, originaria dei tropici asiatici, del genere Nelumbo e della famiglia delle Ninfacee. Le sue origini sono antichissime: il suo fiore sbocciava nelle paludi e negli stagni ancora prima della comparsa dell’uomo. Troviamo citazioni sul loto nei testi sacri come l’Antico Testamento, lo Shi-Kin (Libro di Canti Cinesi) e il Kojiki (antiche leggende del Giappone). Nella cultura orientale il loto è un simbolo molto significativo e importante, ricco di riferimenti e valenze spirituali, a causa delle sue radici che affondano nel fango, per affiorare poi e distendersi sulla superficie delle acque stagnanti, uscendo da esse con un fiore immacolato e bellissimo. E’ denso di significati spirituali anche il fatto che rimane asciutto, pur vivendo nell’acqua: per questo è il simbolo di chi, come il Bodhisattva, “colui che cerca di conseguire il Risveglio”, vive nel mondo senza esserne contaminato, rimanendo integro anche tra gli affanni della vita, perché ci insegna che la bellezza può scaturire perfino dalle cose più vili. Il loto in India è simbolo di fertilità, prosperità e longevità: ne è esempio la leggenda secondo cui Brama, il creatore dell’universo, sarebbe emerso da un fiore di loto. E’ straordinario che una pianta che nasce e cresce in acque così sporche e stagnanti, possa dare alla luce un così candido fiore!
Gli antichi Egizi lo considerava il simbolo dell’eloquenza, della speranza, e della rinascita. I suoi petali venivano posti nelle parti intime delle mummie femminili, proprio come simbolo di purificazione e di rigenerazione. Il loto rappresenta l’auto-creazione, la nascita della terra dal caos primordiale, la luce e l’ordine, l’aspetto evolutivo del mondo e degli uomini. Infatti secondo la loro antica cosmogonia, anche Ra, dio del sole, sarebbe nato, come Brama, dal bocciolo di un fiore di loto. Le acque melmose del Nun, l’oceano primordiale che circondava la terra, e da cui nasceva il Nilo, si illuminò di luce divina al dischiudersi del bocciolo, le sue acque si ritirarono mostrando la terra asciutta. Ra se ne compiacque, salì verso il cielo diventando la stella più splendente che avrebbe illuminato e riscaldato la terra che aveva appena creato. Anche nell’arte egizia compare spesso l’immagine dell’offerta del fiore di loto come atto sacro. Sulla tavola delle offerte, tra tutti gli oggetti e gli alimenti indispensabili per l’aldilà, ci sono anche questi meravigliosi fiori. In Cina sono stati scritti perfino dei poemi sul fiore di loto. La leggenda narra che il paradiso occidentale dell’ultima estasi (un paradiso celeste che si dice sia il paradiso del Buddha Amitabha) è pieno di fiori di loto, indescrivibile per la sua maestosa bellezza.
Nella Grecia classica c’era il mito della ninfa Lotis che, per non cadere nelle mani del satiro Priapo, preferì gettarsi nelle acque di un fiume. Il loto era quindi ritenuto il “fiore dei fiori”, nato dal sacrificio e dalla purezza. In molte antiche civiltà le giovani spose e le regine si adornavano la fronte ei capelli con petali di loto. I Romani lo consideravano un simbolo di rigenerazione e di unione e lo chiamavano “junonia rosa”, in onore di Giunone, la regina degli dei olimpici. Considerato sacro per induisti e buddisti, il fior di loto figura nelle rappresentazioni dei sette chakra, i sette centri del sistema energetico sottile del corpo umano, con un numero ben preciso di petali a seconda del chakra a cui si riferisce. Il fiore di loto si chiude la notte e si apre all’alba, perfetto simbolo dell’aprirsi della mente al divino, di rinascita e quindi di vita eterna.
Nella medicina naturale, alla pianta del loto nel suo insieme vengono attribuite mille virtù. Vengono utilizzate tutte le sue parti: il fiore, le foglie, i semi e la radice sono impiegati in vari rimedi galenici, oltre che in deliziosi e profumati infusi e bevande curative. Il fiore era apprezzato come rimedio per i disturbi ai reni e allo stomaco; le foglie, invece, per fermare le emorragie. Molto efficace è l’utilizzo della radice di loto (Nelumbo nucifera), per le sue proprietà antidiarroiche, febbrifughe, emollienti e catarrali. Questa radice, carnosa e dalla forma allungata, può essere utilizzata sia fresca che secca. In questo caso la radice viene raccolta nei mesi invernali, quando è ancora ricca di sostanze nutritive. Viene poi tagliata a listarelle orizzontali ed essiccata al sole. Il risultato è un insieme di dischetti rotondi il cui interno presenta una distribuzione perfetta di forellini. La radice di loto ha proprietà benefiche soprattutto rispetto al sistema respiratorio: aiuta il muco a fluidificarsi e ad essere eliminato. La sua bevanda si rivela utile nei casi di raffreddori, congestioni o infezioni dei seni nasali, ma anche nei casi di bronchiti, asma, tosse e pertosse, otiti causate da eccesso di cerume. Ha un gusto molto particolare che può essere corretto aggiungendo 3 gocce di zenzero fresco o 1 grammo di zenzero in polvere: in tal modo le proprietà del loto saranno potenziate da quelle balsamiche dello zenzero.
Alcuni credono che i fiori bianchi del Loto siano in realtà Ninfe travestite. In magia indossare sacchetti pieni di polvere di radici di loto, è utile per contrastare gli effetti di incantesimi d’amore indesiderati. L’unguento di radice di loto, spalmato sui seni, è utile per risvegliare l’interesse maschile e la loro devozione. Se poi avete bisogno di un afrodisiaco per dolci serate, preparate un infuso di fiori di loto, vaniglia e ginseng e offritelo alla vostra anima gemella: sicuramente lo apprezzerà.