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Il Rosmarino

Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. Originario delle regioni del bacino del Mediterraneo,  ha il fusto prostrato o ascendente, molto ramificato. Alto fino a 2 metri, ha foglie piccole, lineari, coriacee; i fiori sono azzurro violacei, piccoli e riuniti in grappoli ascellari e si mostrano in diversi periodi dell’anno, a seconda  del clima. Cresce sia in coltivazione, che spontaneamente e in Italia è presente ovunque, in luoghi aridi e soleggiati, fino agli 800 m. slm.

Il suo nome deriva dalle parole latine “ros” (rugiada) e “maris” (del mare), forse perchè è una pianta che trova il suo habitat migliore in prossimità del mare.

In erboristeria il rosmarino ha una grande varietà d’impieghi, spesso ignorati, trattandosi di un’erba tanto comune, conosciuta come semplice aromatica e usata solo in campo culinario.

L’uso della pianta di rosmarino fin dall’antichità è stato da sempre legato alle sue positive proprietà terapeutiche. Nell’antica Grecia veniva bruciato al posto dell’incenso per fare sacrifici agli dei e gli egiziani lo utilizzavano per curare problemi di stomaco e fegato. Molto tempo fa, il rosmarino era conosciuto come “l’erba del ricordo”. Anche Shakespeare accenna alla relazione fra il rosmarino e la memoria: nell’Amleto, Ofelia dice “Ecco laggiù il rosmarino, la pianta del ricordo. C’è il rosmarino, per la rimembranza. Ti prego, amore, ricorda”. Infatti, secondo degli studi svolti  sulle sue proprietà, si è visto che questa pianta aiuta a migliorare la memoria a lungo termine e il suo profumo stimola l’attività cerebrale,  migliorando le prestazioni mentali.

I rametti e le foglie vengono raccolti da maggio a luglio e fatti seccare all’ombra. Oltre le note proprietà aromatiche, sono stimolanti dell’appetito e delle funzioni digestive, utili nelle dispepsie e gastralgie, tonici e stimolanti per il sistema nervoso, il fegato e la cistifellea. L’infuso di rosmarino viene inoltre consigliato per alcune infezioni generiche, come tosse o asma.

Per uso esterno, il macerato di vino possiede qualità analgesiche e trova quindi applicazione per alleviare dolori reumatici e artriti; mentre il macerato di alcool revulsivo viene usato per frizionare il cuoio capelluto, riattivando la microcircolazione e la ricrescita. L’infuso viene utilizzato per gargarismi, lavaggi e irrigazioni cicatrizzanti; aggiunto all’acqua del bagno è corroborante, purificante e tonificante  della pelle

L’infuso di fiori, raccolti da maggio ad agosto, ha proprietà simili alle foglie ed è utilizzato, esternamente, per le sue proprietà stimolanti, curative della leucorrea e per debellare i pidocchi pubici, gli eczemi e l’alopecia.

Dalle foglie si estrae un olio essenziale dalle ottime qualità balsamiche, antiinfiammatorie e  antispastiche, i cui componenti sono pinene, canfene, cineolo, eucaliptolo, canfora e borneolo. Nell’uso farmacologico comune, l’olio viene usato anche come eupeptico, eccitante, antisettico, sedativo, ed i suoi preparati trovano applicazione negli stati depressivi, restituendo vigore intellettuale e fisico alle persone indebolite. I componenti del rosmarino agiscono sia dall’interno sia dall’esterno, con effetti stimolanti ed energetici. Secondo le ricerche, l’uso regolare di questa pianta mantiene giovani e combatte le debolezze sessuali. Inoltre il rosmarino, migliorando la circolazione del sangue, aiuta soprattutto chi soffre di stanchezza, di cali di pressione e d’umore. Grazie a potenti antiossidanti come i flavonoidi, il rosmarino riequilibra e disintossica il fegato, l’organo che risente maggiormente delle tensioni e dello stress negli stati di depressione ed esaurimento psicofisico, riporta la vitalità e dona forza, ristora e consola.

Per gli antichi Romani il profumo del rosmarino allietava i defunti e li accompagnava nel loro ultimo viaggio: era infatti usanza portare ai funerali rametti di rosmarino, oltre che margherite, fiori di linaria e salvia. Nell’antica Grecia, chi non poteva procurarsi l’incenso per fare sacrifici agli dei, bruciava rosmarino, che veniva chiamato “pianta dell’incenso”.

Pianta governata dal Sole, il rosmarino ha ispirato antiche leggende.

Nelle Metamorfosi di Ovidio, si racconta la storia della principessa Leucotoe, figlia del re di Persia:  sedotta da Apollo, che si era introdotto furtivamente nelle sue stanze, andò incontro all’ira del padre, che la uccise per la sua debolezza di essersi concessa al Dio. Sulla tomba della principessa i raggi del sole penetrarono fino a raggiungere le spoglie della fanciulla, che lentamente si trasformò in una pianta dalla fragranza intensa, dalle esili foglie e dai fiori viola-azzurro pallido. Questa leggenda ci mostra il motivo per cui gli antichi Greci e Romani consideravano il rosmarino come simbolo d’immortalità dell’anima e ponevano i rami fra le mani dei defunti e lo bruciavano, come incenso, durante i riti funebri.

Secondo un’altra leggenda, i fiori del rosmarino una volta erano bianchi, divennero azzurri quando la Madonna, durante la fuga in Egitto, lasciò cadere il suo mantello su una pianta di rosmarino. Preparazioni a base di rosmarino diventate famose per la precisione con cui sono arrivate fino a noi nei secoli sono:

“L’Acqua della Regina d’Ungheria”- Scrive Giuseppe De Vitofranceschi, nel libro “Le virtù medicinali del rosmarino”, (Milano 1983): “Io donna Isabella, regina d’Ungheria, di anni 72, inferma nelle membra e affetta di gotta, ho adoperato per un anno intero la presente ricetta donatami da un eremita mai da me conosciuto, la quale produsse su di me un così salutare effetto che sono guarita ed ho riacquistato le forze, sino al punto da sembrare bella a qualcuno. Il re di Polonia mi voleva sposare ma io rifiutai per amore di Gesù Cristo. Ho creduto che la ricetta mi fosse stata donata da un angelo. Prendete l’acqua distillata, quattro volte trenta once, 1 20 once di fiori di rosmarino, ponete tutto in un vaso ben chiuso, per lo spazio di 50 ore: poi distillate con un alambicco a bagnomaria. Prendete una volta alla settimana una dramma di questa pozione con qualche altro liquore o bevanda o anche con carne. Lavate con esso il viso ogni mattina e stropicciate con essa le membra malate. Questo rimedio rinnova le forze, solleva lo spirito, pulisce le midolla, dà nuova lena, restituisce la vista e la conserva per lungo tempo; è eccellente per lo stomaco ed il petto”.

“L’Aceto dei quattro ladri”- Ci sono diverse versioni riguardo questa pozione dal nome così misterioso e  pittoresco: La più accreditata sembra essere questa: nel 1630, durante la tremenda pestilenza di Tolosa, quattro audaci ladri entrarono nelle case dei moribondi e dei morti, per derubarli di tutto. Erano sprezzanti del pericolo del probabile  contagio, agivano con destrezza e sicurezza. Quando infine vennero presi, il giudice chiese loro come mai non avessero paura del contagio e quale fosse il segreto della loro immunità. In cambio di questa preziosa informazione, il giudice promise loro che sarebbero stati graziati. Di fronte a questa promessa, i ladri riferirono che, per salvarsi dal contagio, si bagnavano i polsi e le tempie un paio di volte al giorno con un macerato preparato con salvia, rosmarino, timo e lavanda. Da quel giorno questa ricetta prese il nome di Aceto dei quattro ladri. Andando a verificare i registri del 1630 di Tolosa, si seppe poi che le promesse fatte ai quattro ladri non vennero mantenute e questi vennero impiccati. L’aceto dei quattro ladri venne successivamente riconosciuto e formalizzato dal Codice Ufficiale Francese del Corpo Medico, nel 1758.  Alla ricetta originale vennero aggiunte: cannella, acoro aromatico e aglio. Venne utilizzata con diverse variazioni, da guaritori dell’epoca,  per preservarsi dai contagi, come disinfettante e detergente, ma scomparve dal Codice nel 1884, con l’avvento della medicina moderna.

 “Il Balsamo Tranquillo”- Fu chiamato così perchè fu inventato da frate Tranquillo, un cappuccino vissuto nel 1400. Utile per curare i reumatismi, era formato da una mescolanza di varie erbe, tra cui il rosmarino, come ingrediente principale.  

“L’acqua di San Giovanni”- Secondo la tradizione,  il giorno prima del 24 giugno, festa di San Giovanni , che corrisponde al solstizio d’estate, bisogna raccogliere una serie di erbe (ginestra, iperico, artemisia, verbena, timo, rosmarino, salvia, basilico, maggiorana, lavanda, rosa, e altre ancora),  lasciandole in acqua, fuori di casa, durante la notte del 24. La mattina dopo bisogna lavarsi con quest’acqua, in quanto si dice che porti benefici alla pelle e protezione  dalle malattie. Utilizzata come acqua fatata, serve per aumentare la fecondità, la buona salute e la difesa dalle fatture, in modo particolare quelle fatte ai bambini. Si racconta che le massaie, il giorno di mezza estate, preparassero il pane con quest’ acqua, senza usare il lievito e formulando un rituale magico.

Per le sue proprietà balsamiche e depurative,  importanti anche dal punto di vista energetico, il rosmarino è considerato efficace nei rituali di protezione, per la purificazione degli ambienti, per scongiurare il male, per benedire la casa e l’attività lavorativa. Il suo infuso è utile anche per lavarsi le mani, perchè libera dagli influssi negativi accumulati durante una divinazione o un trattamento di pranoterapia.

Si dice che tenerne un rametto sotto il cuscino assicura un buon sonno ristoratore.

Essendo una pianta perenne e sempreverde, è di buon augurio ogni volta che si incomincia un’attività o un qualunque tipo di rapporto, per assicurarne la lunga durata. Viene utilizzato negli incantesimi per rafforzare la memoria e per conservare la giovinezza.

Nella tradizione il rosmarino è considerato una delle piante magiche per eccellenza. In molti libri di Magia Verde e Stregoneria è indicato come erba adatta a  sostituire qualsiasi ingrediente mancante.

Charles Leland, nel suo libro “Gypsy Sorcery and Fortune Telling”(1891), accenna a una leggenda in cui un gruppetto di Streghe, trasformatesi in gatti, si accinge ad una lunga e avventurosa spedizione, al solo scopo di raggiungere una terra lontana, per cogliere il preziosissimo rosmarino.

Anche nel Medioevo venivano utilizzati molti amuleti a base di rosmarino. Un rametto di rosmarino, sulla porta di casa, allontanava i serpenti velenosi; portato sulla persona il rosmarino proteggeva dalle malattie e dagli spiriti maligni, posto a coroncina sulla testa, aiutava la memoria. Sempre nel Medioevo, il rosmarino veniva usato per allontanare spiriti maligni e streghe, durante le pratiche esorcistiche. Il decotto di rosmarino serviva per la pulizia delle cucine, lavelli, vasche da bagno e per secoli venne usato come fumigante per disinfettare le stanze dei malati. Rametti di rosmarino venivano posti nei cassetti della biancheria, negli armadi per profumare e tenere lontane le tarme. Per proteggere le partorienti dalle infezioni, una volta venivano lavate con l’infuso di quest’erba, e lo stesso trattamento era usato anche con i neonati che venivano delicatamente detersi con acqua precedentemente bollita con foglioline di rosmarino.

Nel simbolismo dei fiori, il messaggio che questa pianticella esprime è “sono felice quando ti vedo”. Portare sul cuore un ramoscello fiorito dona un grande felicità interiore e serenità.

Per fare Magia c on le erbe non è sufficiente comprarle in erboristeria e poi seguire le istruzioni di un libro di rituali e incantesimi. Le piante, come tutti gli esseri viventi, hanno un’aura, bisogna conoscerle a fondo, possibilmente coltivarle e instaurare con lei un rapporto di reciproca empatia.

Se desideri ricevere la risposta a una domanda, brucia rosmarino su carboncino e aspirane il fumo.

Viene fatto crescere per attirare gli elfi, e le foglie polverizzate, avvolte in un panno di lino, e legate al braccio destro, disperdono la depressione e danno emozioni felici.

Onoriamo questa preziosa pianta con un buon vino bianco, dove abbiamo fatto macerare, per un giorno e una notte, due manciate di foglie sminuzzate di rosmarino fiorito. Dopo averlo filtrato, possiamo berne un bicchierino prima di ogni pasto. Salute e buona fortuna a tutti !

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