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La Belladonna

L’Atropa Belladonna, o semplicemente belladonna, appartiene alla famiglia delle Solanaceae ed è  una pianta perenne, alta fino ad un metro e mezzo, spesso coperta di peluria; con foglie ovali e non dentate. Cresce nelle radure dei boschi, nelle zone montane e sub montane, nei boschi ombrosi delle Alpi e dell’Appennino. I suoi fiori sono di colore porpora spento, a forma di campana e il frutto è una bacca nera e lucida dall’aspetto accattivante, molto simile al mirtillo, ma molto velenosa per l’uomo: l’ingestione può provocare forme di delirio, sete, vomito e nei casi più gravi, convulsioni e morte. L’atropa belladonna infatti, in tutte le parti che la compongono, contiene l’iosciamina, un alcaloide di elevata tossicità, che può trasformarsi facilmente in atropina, un veleno estremamente potente che gli valse il soprannome di erba avvelenata o ciliegia della pazzia. Il suo nome latino utilizzato dai botanici e dai fitoterapeuti, si riferisce ad Atropo, una delle tre Moire della mitologia greca, cioè una delle tre dee del destino, figlie di Zeus e di Temi, la dea della Legge.  Atropo, il cui nome significa “inflessibile”, era quella incaricata di recidere il filo della vita con un paio di cesoie d’oro: questa figura infatti, rimanda all’alta tossicità di questa pianta che può provocare la morte. Il nome “belladonna” invece è in relazione al fatto che nel Rinascimento le donne veneziane usavano questa pianta  per dare colorito al viso e per rendere le pupille più grandi e lo sguardo più penetrante  e brillante. Proprio questo è il potere della belladonna: che, dopo aver ingerito uno dei suoi frutti, la tensione oculare aumenta, interviene la midriasi (dilatazione della pupilla), l’accelerazione del battito cardiaco, aumenta la pressione arteriosa e si presenta una congestione dei centri nervosi. L’atropina e’ una sostanza allucinogena, molto conosciuta in medicina fin dai tempi di Ippocrate (400 a.C. ), e che si trova nelle piante di Belladonna, Mandragora, Stramonio e Giusquiamo. Tali piante hanno un potere ipnotico e afrodisiaco, e venivano utilizzate per creare allucinazioni e stordimento. L’atropina ha sempre esercitato un fascino particolare che ha coinvolto nei secoli streghe, poeti, scrittori, scienziati, medici e alchimisti. L’antropologo tedesco Will Erich Peuckert, nel 1960, studiando la belladonna,  trovò una ricetta di antica stregoneria tratta dal libro “Magia Naturalis” di Giambattista Della Porta (1558) e venne tentato di sperimentarla. Seguendo le istruzioni, Peuckert preparò un unguento che utilizzò su se stesso. Cadde in catalessi e in un sonno profondo per più di venti ore, durante le quali ebbe orribili visioni: mostri, paesaggi infernali, esseri diabolici e creature sataniche. Lievissime differenze di dosaggio di questa erba, possono provocare solo un tale stato di allucinazioni, oppure la morte.

La belladonna è una delle più tipiche piante utilizzate nella magia tradizionale, a causa del suo potente ed immediato effetto. E’ anche chiamata  “il sussurro delle streghe” perchè ai tempi del sabba le streghe si spalmavano un unguento sul corpo, permettendo alla sostanza di entrare in circolo velocemente e di provocare i loro voli notturni, in realtà “viaggi” psichici. La belladonna è un’erba potente e pericolosa: l’unico antidoto contro tutte le pozioni magiche e i temibili effetti di questa erba, è l’angelica, soprannominata erba degli angeli dai medici del Rinascimento. Nelle tradizioni popolari, soprattutto rurali, si raccomandava, quando la si voleva eliminare dal giardino o dall’orto, di sradicarla con le radici intatte, poiché queste avrebbero nuociuto alle altre piante. Tuttavia come molti veleni mortali, la belladonna  può rivelarsi un rimedio miracoloso al giusto dosaggio e può curare varie malattie con effetti rilassanti, sedativi ed antispasmodici: agisce infatti sulle terminazioni nervose, sull’asma bronchiale e diminuisce il dolore.
 Le proprietà naturali della belladonna, se impiegata nel modo giusto, in fitoterapia e in omeopatia hanno effetti antispastici e sedativi; sono un buon rimedio per combattere l’insonnia e l’ipertensione arteriosa; soprattutto per individui che rivelano un temperamento vigoroso, un carattere cerebrale e una natura predisposta a febbri violente e mal di testa.

Volete farlo innamorare pazzamente di voi? Preparate una pozione magica con:1 coda di rospo, 3 piume di civetta, 2 ali di pipistrello, aglio, atropa belladonna, stramonio, artiglio del diavolo e mandragora q.b. prezzemolo (per preservare dalle invidie e dalle fatture).
Mettere il tutto in un casseruola, aggiungere acqua di sorgente (è preferibile di montagna) e portare il tutto a ebollizione. Il contenuto non deve aderire alla casseruola, è per questo motivo che bisogna ripetutamente girare almeno 22 volte a destra e 22 volte a sinistra.

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