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La Malva

La Malva (Malva Sylvestris) è una pianta erbacea perenne  appartenente alla famiglia delle Malvacee. Può essere alta sino a 50 cm, eretta o prostrata, cespugliosa, ramosa, con fusti ispidi e striati. Ne esistono molte  varietà: malva alcea, malva crispa, malva moscata, malva parviflora, malva rotundifolia e diverse altre ancora. Ha foglie sparse e picciolate, fiori con 5 petali rosei e striature violacee. E’ una pianta che nasce ovunque, nei luoghi più comuni, ai margini delle strade di campagna, nei prati, nei boschi e fiorisce da maggio ad agosto. Della Malva si utilizzano tutte le parti: radice, foglie e fiori. Le radici si raccolgono in autunno/inverno, si essiccano al sole o in forno a calore moderato e si conservano in barattoli. Le foglie e i fiori si raccolgono da maggio in poi, si mettono ad essiccare  all’ombra in strati sottili e si conservano in sacchetti di carta o tela, oppure anche  in vasi di vetro al riparo dalla luce.

Il suo nome deriva dal latino “mollire alvum”  che significa “rendere molle”, con chiaro riferimento alle sue proprietà emollienti. Il nome dato alla pianta ne rileva le sue virtù: oltre che emolliente, la malva è  idratante, rinfrescante, lassativa, calmante e diuretica.

Fin dall’antichità la malva è sempre stata una pianta nota per i suoi benefici e le sue proprietà curative: Plinio la considerava una panacea con effetti anche afrodisiaci, gli antichi romani la utilizzavano anche per curare ed alleviare i disturbi dovuti agli eccessi di vino. Il poeta latino Marziale Marco Valerio ricorreva infatti  al suo succo, dopo una serata di orge e libagioni; e Cicerone era così ghiotto dei suoi germogli da farne indigestione.

I seguaci di Pitagora la ritenevano una pianta sacra agli Dei, la adoravano, perché pensavano che fosse in grado di placare le passioni umane legate al vizio e agli eccessi.

Anche Carlo Magno era un estimatore della malva, tanto da farne coltivare un’aiuola, da cui approvvigionarsi di radici, fiori e foglie per decotti e unguenti. Nel Medioevo e durante il Rinascimento si riteneva che la malva favorisse una condotta morigerata e saggia. Alberto Magno (1206-1280) attribuiva alla malva anche alcune proprietà magiche, tra cui  quella che permetteva di sapere se una fanciulla fosse ancora vergine. La radice, avvolta in una lana scura e portata come amuleto, curava le affezioni alle mammelle e, bollita nel latte, guariva la tosse in cinque giorni. La pianta venne soprannominata Omnimorbia, ossia rimedio a tutti i mali. Nei tempi antichi era molto diffuso quello che veniva chiamato  “l’unguento della foglia santa”. Si preparava facendo bollire  tre parti di malva fresca con quattro parti di burro, finché l’acqua contenuta nella pianta non fosse completamente evaporata. Questo unguento viene applicato alla sera sul viso pulito, per  curare la pelle dalle prime rughe o dalle infiammazioni.

La malva è pianta eliotropica, orienta cioè i suoi grandi fiori verso il sole e nel linguaggio dei fiori  rappresenta l’amore materno e la mansuetudine.

Le foglie più tenere della malva si usano nelle insalate, ma sempre mischiate ad altre verdure, perché le mucillagini presenti le conferiscono un gusto non da tutti gradito e possono essere anche essiccate per l’uso invernale. I fiori si utilizzano per guarnire insalate verdi, mentre  i rami più teneri, cotti e conditi con olio sale e aceto, si servono come antipasto o in aggiunta a zuppe e minestre.

La malva è una pianta preziosa per la salute: largamente utilizzata in fitoterapia, è indicata per chiunque, dagli adulti ai bambini, in quanto contiene mucillagini utili contro le infiammazioni delle mucose, contro la stitichezza e per assorbire le tossine. Contiene i complessi vitaminici B1, B2 e C, carotene, potassio, tannini, flavonoidi la cui combinazione è un valido aiuto per combattere virus e batteri, sia intestinali che polmonari. Inoltre, grazie alla malvina ed alla malvidina, essa ha dimostrato effetti antispasmodici, diuretici e la capacità di ridurre la fragilità dei capillari. E’ anche un buon rimedio contro l’asma, bronchiti e faringiti. La malva si può utilizzare in infusi e decotti indicati in caso di stitichezza, intestino iperattivo, laringiti, tosse, oppure in impacchi e bagni in caso di infiammazioni oculari, couperose, piedi stanchi. La tisana, ottenuta lasciando in infusione per 5 minuti foglie e fiori essiccati, è utile come espettorante in caso di tosse, grazie alle sue proprietà emollienti, perché aiuta a fluidificare ed espellere il catarro. Sotto forma di decotto, invece, è un ottimo lenitivo intimo in caso di infiammazioni e risulta utile anche nella cura di dermatiti o arrossamenti del viso e infezioni della bocca come stomatiti e gengiviti. In omeopatia si usa per vincere le sensazioni di solitudine e sbloccare le rigidità affettive; aiuta ad aprire il chakra del cuore ed a comprendere e condividere i sentimenti.

La malva è posta sotto il dominio planetario del Sole ed è usata anche in magia. Colta nel momento opportuno, può rivelarsi efficacissima per combattere le negatività: in particolare, l’apprendista mago o il cartomante, dovrebbero bere spesso un infuso di quest’erba,  per avere lucidità di lettura delle carte e per depurarsi. La malva è anche usata per attrarre l’amore: se chi ami ti ha lasciato, raccogli un mazzo di malva e mettilo in un vaso posto fuori dalla porta di casa (o sul davanzale di una finestra). Questo favorirà il pensiero e il ritorno di quella persona..

Una difesa magica efficace contro le negatività, si ottiene preparando un unguento con foglie e steli di malva mescolato a del grasso vegetale. Passato sul corpo, questo unguento scaccia i demoni e protegge contro gli effetti della magia nera.

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