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La Valeriana

La Valeriana è un genere che comprende circa 150 specie di erbe, tra cui la preziosa e conosciuta  pianta officinale nota come Valeriana comune o Valeriana per antonomasia (Valeriana officinalis).

E’ una pianta perenne  appartenente alla famiglia delle Valerianaceae, è diffusa un po’ in tutta l’Europa, predilige un clima umido e fresco, le sponde di fiumi e torrenti, prati e pascoli verdeggianti ed è possibile trovarla anche oltre i 1.000 metri d’altezza  La valeriana è caratterizzata da un odore piuttosto forte e sgradevole, fiorisce a primavera e i suoi fiori sono piccoli e di colore bianco-rosa, a seconda di quanta luce hanno a disposizione: i fiori, alla luce del sole, diventano di un bel rosa carico, nei luoghi ombrosi, diventano bianchi come la neve.

Il nome della pianta deriva dal latino “valere”, ossia essere forti e rigogliosi,con riferimento all’efficacia delle sue proprietà terapeutiche.

L’uso della valeriana era già diffuso prima della nascita di Cristo e le prime documentazioni sulle sue proprietà, risalgono al medico botanico greco Dioscoride, attivo tra Roma e la Grecia all’inizio del primo secolo dopo la nascita di Cristo. Dioscoride prescriveva l’estratto di valeriana come analgesico, per facilitare la diuresi e come antidoto contro i veleni. Nel secondo secolo dopo Cristo, la valeriana veniva raccomandata come decongestionante e antidolorifico dal medico romano Galeno di Pergamo e da Plinio il Vecchio. Il una cronaca medievale si legge « … nel settimo della luna, avanti si levi il sole, vattene ad una pianta d’herba chiamata valeriana quando ha li fiori et tenendola in mano dirai così: in nomine patris quesivi te, in nomine filii inveni te, in nomine spiritus sancti conjuro te, in nomine sanctis trinitatis colligo te; et è bona a quella malattia che tu vuoi»..

Nel 1500 venne impiegata per la prima volta contro l’epilessia dal medico senese Fabio Colonna, che soffriva di questa malattia ed era tormentato da continui attacchi: egli sperimentò su se stesso gli estratti della pianta e i risultati furono impressionanti, considerando i tempi. Anche il celebre medico senese Andrea Mattioli (1501-1579) osservò che la pianta provocava strani fenomeni nel comportamento, specialmente degli animali, con preciso riferimento ai gatti, sui quali la pianta esercitava una forte e inebriante attrazione, tanto da essere soprannominata “erba gatta” . Da questi fenomeni si trasse la conclusione che la valeriana agiva in qualche modo sul sistema nervoso. Il medico francese Lazàre Rivière (Riverio) di Montpellier, dopo aver sperimentato la pianta sui suoi pazienti, concluse che la valeriana diminuiva la sensibilità nervosa ed era dotata di una sensibile efficacia curativa sul sistema nervoso centrale, ritenendola pertanto adatta a curare l’epilessia.

Tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900, medici e botanici cominciarono a studiare i poteri della valeriana con  metodi scientifici moderni, prescrivendola per l’isteria e le nevrosi: il medico tedesco Christoph Wilhelm Hufeland (1762-1836)  accertò  le interessanti proprietà sedative, tranquillanti e neurotoniche dell’estratto di Valeriana, aprendo di fatto la strada ad interessanti applicazioni della pianta sulla sfera psicologica della persona.

Dopo la prima guerra mondiale, la valeriana fu ampiamente utilizzata per curare i reduci affetti da stress post traumatico ottenendo buoni risultati.

Le parti della valeriana utilizzate, grazie alle loro proprietà terapeutiche, sono le radici e i fiori,il cui infuso è spesso consigliato in pediatria. La radice viene raccolta in autunno, a fine fioritura, periodo in cui contiene la massima concentrazione di sostanze di riserva. Viene poi essiccata all’ombra e in luogo asciutto: durante l’essiccamento si attiverà un processo enzimatico che trasformerà alcune sostanze di riserva della valeriana, nei principi attivi medicamentosi dal caratteristico odore di acido valerianico.

Tutti i tipi di valeriana contengono  olii essenziali (esteri dell’acido valerianico, acido valerenico, cariofillene, terpinolene, valerenolo, valerenale e iridoidi); alcuni alcaloidi (valerina, actinidina, catinina e alfa-pirrilchetone) e dei flavonoidi.

Ha proprietà sedative del sistema nervoso, antispastiche, antinevralgiche, leggermente ipnotiche. Agisce come tranquillante, sedativo, sonnifero, analgesico, antispastico e anticonvulsivo. La sua azione interessa il sistema nervoso centrale e quello vegetativo, riducendo l’ansia e abbassando anche la pressione arteriosa. Le indicazioni sono: distonie neurovegetative: ansia, nevrosi dovuta ad angoscia, nevrastenia o irritabilità, mal di testa, palpitazioni, aritmie, ipertensione arteriosa essenziale (di causa non organica), tremori, nevrosi gastrica (disturbi delle innervazione gastrica), colon irritabile e diverse altre malattie psicosomatiche. L’infuso e il decotto di valeriana sono  particolarmente indicati per combattere l’insonnia: diminuendo l’eccitabilità del midollo spinale, favorisce il sonno nei soggetti nervosi. La tintura madre si rivela molto efficace nei periodi  di stati d’ansia frequenti, che impediscono il rilassamento fisico e mentale, così come nei disturbi legati allo stato di menopausa. Nella cura dell’epilessia, la radice di valeriana,consumata regolarmente, previene la comparsa degli attacchi,  pur non sostituendo i medicinali, ma potenziandoli. Si rivela inoltre utile nella prevenzione degli attacchi acuti di asma: la sua azione antispastica e sedativa evita lo spasmo dei bronchi, che assieme all’edema della mucosa, è uno dei fattori responsabili dell’asma. Grazie al suo effetto analgesico, risulta utile per mitigare i dolori sciatici e reumatici. Inoltre, può dare buoni risultati anche con applicazioni esterne, ponendo il decotto sulla zona dolorante, in caso in caso di contusioni, lombaggini, sciatica e stiramenti muscolari.

La valeriana non deve essere assunta contemporaneamente ai barbiturici, da bambini sotto gli otto anni,in gravidanza o durante l’allattamento. Assunta in quantità moderate e per non più di due settimane, è una pianta considerata sicura che non provoca effetti collaterali particolari. Nei viaggi lunghi, in macchina o in nave, qualche goccia di tintura di valeriana su una zolletta di zucchero aiuta i cani, nostri compagni fedeli, a rilassarsi e a non avere paura dello spostamento.

Come antica pianta magica, la valeriana è sempre stata utilizzata per rischiarare l’aura dell’uomo tenendo lontani spiriti e demoni, peste e malattia.

La valeriana è dominata da pianeti maschili e in magia ha avuto il suo apogeo nel Medioevo, quando le venne attribuita la fama di  pianta magica e leggendaria. Maghi e fattucchiere se ne servivano in abbondanza per confezionare malocchi e misture afrodisiache: un rametto di valeriana, colto nei giorni di Marte o Mercurio, legato alla spalliera del letto, era utilizzato per infondere forza e vigore. Nella magia nera,  la Valeriana viene adoperata per fatture e malocchi: secondo un antico ebdomadario, per legare a sé una persona, basta toccarla con una radice di valeriana e dire la seguente formula: “Come l’erba all’erba, così questa persona a me attratta  venga, e mi resti legata per sempre”.

La radice polverizzata viene messa in sacchetti di stoffa azzurra e usata come protezione.
Appesa in casa, allontana i fulmini e posta sotto al cuscino, aiuta ad addormentarsi.
Un rametto appuntato sugli abiti di una donna, attira l’interesse maschile e induce l’amore.
Qualche foglia di valeriana, messa accanto ad una coppia litigiosa, fa tornare pace e serenità.

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