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La Verbena

La Verbena Officinalis  è un’erba perenne di origine  europea e appartiene alla famiglia delle Verbenaceae. Ha un portamento eretto, può crescere fino a un metro di altezza e preferisce suoli calcarei e assolati. Ha delicati  fiori di color lilla, raccolti in lunghe e delicate spighe. E’ molto facile trovarla nelle scarpate, lungo strade e sentieri, nei terreni incolti: è una pianticella umile, ma magica al punto che gli indovini, nel Medioevo, le attribuivano delle proprietà miracolose. Detta anche “artiglio di drago” o “erba del Mago”, la verbena era una pianta ritenuta sacra in molte culture e legata al culto del Solstizio d’estate: fiorisce in primavera e viene raccolta preferibilmente tra il 21 e il 24 di giugno.

Per alcuni il suo nome deriva da Venere, per le sue attribuite proprietà afrodisiache, confermate da Ippocrate (V sec. a.C.) che raccomanda il decotto di verbena per curare la sterilità nelle donne, e Galeno (II sec. d.C.) che raccomandava l’uso della verbena per “fortificare il membro”.

I Romani la chiamavano “Herba Veneris” in quanto la ritenevano dotata della capacità di riaccendere anche le passioni più sopite.
Per altri, invece, il nome di questa pianta deriva dal latino “verber” frusta, perché i suoi rami legati tra loro, erano usati come una frusta nelle cerimonie rituali e propiziatorie. Secondo altri studiosi Verbena deriva dal Celtico “ferfaen” che significa “scacciare via  la pietra” , poiché la pianta era molto usata per curare problemi renali e della vescica, soprattutto calcoli. Ippocrate raccomandava la verbena per le sue straordinarie qualità terapeutiche, infatti fu definita “gioia del semplicista”, per il vasto spettro delle sue applicazioni. Apuleio raccomandava di masticarla a digiuno per calmare il mal di denti. La Badessa Hildegarde, (1098-1179) religiosa e naturalista tedesca Benedettina, oltre che grande mistica ed erborista-guaritrice, prescriveva come rimedio per il sangue intossicato, un decotto di Verbena e vermouth.
Nella tradizione erboristica popolare la verbena veniva prescritta alle madri che allattano, per aumentare la quantità del latte, e durante il travaglio per aumentare l’intensità delle contrazioni e rendere il parto più veloce. La verbena era usata da varie tribù di Indiani Americani per curare febbri, raffreddori, tosse e catarro. I Cherokee la usavano anche come un rimedio per problemi intestinali, diarrea e dissenteria

Il medico erborista Nicholas Culpeper, (1616 –1654) documentò che le foglie tritate di verbena, unite all’aceto, avevano uno straordinario effetto purificante sulla pelle; oltre che a essere un prezioso aiuto in casi d’itterizia, tosse, febbre, peste e, come già detto, calcolosi renale.

I componenti attivi sono della pianta sono: tannino, verbenalina, mucillagine, saponina, arbutina, vitamine A, B e C, flavonoidi e tannini..

La verbena ha molteplici proprietà medicinali e come rimedio erboristico molto antico, viene impiegata tradizionalmente, sotto forma di decotto, come antispasmodico, febbrifugo, antinfiammatorio e blando tonico. E’ anche utile anche nei disturbi digestivi e per favorire l’attività epatica e coleretica, dà sollievo nei casi di sinusite grazie alla sua azione antinfiammatoria ed astringente. In infuso, è un valido espettorante,  raccomandato per febbri e raffreddori, soprattutto per decongestionare la gola e il torace. Oltre ad essere un  tranquillante naturale, utile nell’ansia, nell’insonnia e nella tensione nervosa, è utile per lavare ferite o piaghe. La verbena è antispasmodica, agisce sul sistema nervoso grazie alla sua capacità di prevenire o alleviare gli spasmi muscolari, è astringente e agisce sul sistema endocrino e ormonale per  la sua capacità di causare la contrazione dei tessuti.  In cosmesi l’infuso può essere usato come decongestionante degli occhi e della pelle del viso.

La verbena è annoverata tra i rimedi di Edward Bach per i trattamenti complementari nei casi di eccessivo entusiasmo, eccitazione nervosa generata da eccessivo impegno e incapacità di rilassarsi.

La Verbena, simbolo di pace e prosperità, in magia viene bruciata per mettersi in sintonia con l’universo, per evocare gli spiriti, potenziare le facoltà profetiche e lanciare incantesimi. Sblocca l’energia ristagnante donando equilibrio. E’ un’erba con cui si preparano potentissimi filtri d’amore, quella selvatica ha più potenti  qualità afrodisiache rispetto a quella coltivata e si deve raccogliere in una notte di luna piena con la mano sinistra.

Può essere usata come talismano: dopo averla tritata e messa in un sacchettino, la si tiene appesa al collo per combattere il mal di testa e proteggersi dai morsi d’animali velenosi. Si narra che le giovani spose, il giorno delle nozze, portassero con sé un mazzetto fiorito di verbena, per tenere viva la passione amorosa e donare armonia alla propria vita sentimentale. Si narra che anche le streghe di Salem usassero una pozione a base di Verbena per attirare le persone interessate. Quale elemento di protezione dal malocchio e dai demoni, veniva coltivata in casa, come ricorda lo stesso Pietro Ispano, medico e futuro Papa Giovanni XXI (1202-1220 circa – 1277)
Il grande Nostradamus consigliava di raccogliere la verbena nella notte solstiziale, per preparare un talismano capace di realizzare “buoni viaggi”. Secondo un’antica leggenda cristiana,  la prima verbena spuntò sul monte Calvario: per questo fu considerata divina e chiamata “erba Crocina” o “erba Sacra”.

La verbena è sempre stata una pianta molto importante nelle tradizioni magiche e popolari dell’antichità

I Druidi la veneravano alla stessa stregua del vischio, la usavano per addobbare gli altari e la aggiungevano alla loro acqua lustrale  A questa pianta attribuivano infatti la capacità di allontanare gli influssi negativi e gli spiriti maligni. La raccoglievano quando sorgeva la Stella Sirio, solo nel momento in cui il sole e la luna non sono più visibili all’orizzonte e i sacerdoti che avevano il compito di sradicarla, dovevano poi versare del miele nel punto dove l’avevano colta, quasi per ringraziare e ricompensare il suolo che ne era stato privato. La verbena veniva associata a visioni e profezie e da essa i Druidi riuscivano a trarre indicazioni sul futuro, adornandosene il capo e usandola nei riti. Gli antichi guerrieri germani la chiamavano “erba di ferro” e cospargevano le loro spade con il suo succo, come protezione da ogni negatività.
Gli antichi Egizi dedicavano la verbena a Iside, poiché, nella loro mitologia, la pianta era nata dalle lacrime della dea, che piangeva la morte del suo sposo Osiride.
È stata anche considerata un’erba in grado di ispirare ed è stata a lungo considerata come una potente alleata di poeti e scrittori.

La pianta favorisce la comunicazione e le intese amorose, allontana i pericoli e le calamità collettive. Nell’Europa del Nord c’è ancora l’usanza di raccogliere fiori di verbena, farne dei mazzetti di numero dispari e portarli sul cuore per un periodo da tre a nove giorni. Con dei petali di verbena si prepara anche un filtro d’amore, mettendoli a macerare assieme al miele e al vino per una settimana, passata la quale  si filtra il tutto e lo si offre alla persona amata.

La verbena è anche il simbolo dell’incantesimo e della magia: Valentin Flechier, (1632 –1710) nella sua “Storia di Teodosio”, scrive: “Lo stregone più anziano, avvolto da un telo di lino, tenendo la verbena in mano, avanzava e cominciava le sue invocazioni”.

Messa nel letto o appesa al collo, prima di andare a dormire, allontana gli incubi e favorisce un buon sonno.
Durante una convalescenza, per propiziare il recupero della salute, è utile legare la radice con 1 metro di filo bianco e metterlo attorno al collo del paziente.
La verbena viene messa nelle culle dei bambini per farli crescere con un buon carattere e infondere loro l’amore per lo studio e l’apprendimento. Bella, utile e magica, la verbena è una pianta semplice, non appariscente, ma un dono prezioso della Natura, a cui ogni giorno dobbiamo rivolgere un pensiero grato e riconoscente.

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